sabato 19 novembre 2011

Esiste davvero il Razzismo Ideologico nel Contesto Scolastico?


Noi adolescenti trascorriamo in media ben cinque ore nell’ambiente scolastico, vera e propria realtà che non solo ci impegna nelle ore diurne ma fa porre la nostra attenzione sulla sua articolata complessità E’ risaputo che nel sistema scuola, infatti, si celebrano i miti del quinto anno discriminando le matricole appena affacciatisi, ma andando più a fondo vi sono aspre distinzioni ideologiche che portano, come avveniva addirittura già negli anni ’70, ad etichettare nettamente giovani “fascisti” o “comunisti” unicamente per inclinazioni di tipo caratteriale. Niente di più sbagliato! Non solo poiché riduttivo dell’ampio ventaglio storico-sociale che interessa le due fazioni partitiche, con eventi di portata mondiale annessi e connessi, ma anche poiché sono realtà troppo lontane dal nostro secolo in continua evoluzione che non riconosce più così nettamente le due parti. Ad esempio Mussolini è stato un dittatore aspro e profondamente interessato alla sfera dell’istruzione e della comunicazione, basti pensare alla sua ascesa come redattore di quotidiani nazionali; Marx ha focalizzato la sua attenzione sulla figura dell’operaio, sul suo lavoro e sui suoi diritti come uomo proiettandosi in una visione mondiale con l’intuizione di una società comune che tuteli gli  stessi “uomini macchina”. Sono figure di rilevante carriera e paragonare degli studenti liceali ancora acerbi, per quanto possano essere intelligenti, perspicaci   o interessati alle forti ideologie d’ogni tempo, è a mio avviso fuori luogo. Ma a gran voce si elevano commenti tra i banchi di scuola classificando, per esempio, ragazzi tendenti allo spirito sessantottino come ribelli, rivoluzionari, fuori dagli schemi, visti addirittura nei casi di forte carisma come pastori di greggi massivi alla guida di ingenti scioperi. Analogamente con profonda superficialità nel caso di adolescenti propensi allo spirito d’azione e degli ideali di destra si rievoca la fermezza di un regime propriamente dittatoriale. Credere in qualcosa di forte non vuol dire elevare alla gloria la forma totalitaristica! Avere un distacco e un approccio, secondo me giustamente di riflessione, per esempio sul tema dell’immigrazione ipotizzando con le nostre limitate conoscenze in materia una soluzione adeguata  non è indice di razzismo. Per quanto concerne i docenti si sta perdendo il culto della meritocrazia nei confronti degli studenti e tra gli stessi si creano barriere di difesa e di privilegi acquisiti tempo addietro. Basta con muri rigidi e fermi! Basta con etichettature da quattro soldi indice di ignoranza e approssimazione grossolana! Dobbiamo, come con passione sosteneva il presidente americano Wilson nell’era del conflitto mondiale, mirare a una compattezza studentesca in cui si lotta per ideologie vere a dispetto dell’inseguimento vano e affannoso odierno dell’esteriorità . Decidiamo tutti insieme di andare controcorrente e di combattere questo lassismo generale. Mirare a un “credo” comune che promuova il diritto allo studio, la partecipazione attiva alla vita scolastica in primis, ma anche alla realtà contemporanea in cui la scuola stessa è inserita, costruendo una sorta di “Società delle Nazioni” in cui non sono coinvolti i paesi europei ma i ragazzi liceali. Additare ciascuno di noi e buttarlo tassativamente in compartimenti ideologici non è la strada da percorrere: bisogna prendere in mano il nostro futuro, battere i piedi e far sentire la voce studentesca a chi governa  per garantire ai posteri un’aspettativa di vita migliore di quella attuale e iniziando dal piccolo a migliorarci come società del domani.

Mara Nunziante 

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