sabato 19 novembre 2011

Flashback a Piazzale Loreto: e la storia si ripete

Piazzale Loreto torna ad ospitare manifestazioni di sinistra contro il governo vigente. E’ qualcosa che non suona nuovo alle orecchie e non fa bene all’animo. La storia si ripete, fortunatamente senza alcun cadavere a testa in giù, anche se quello sarebbe stato uno spettacolo che qualcuno non avrebbe certo disdegnato.

Le dimissioni di Berlusconi hanno scatenato un’euforia condivisa, certamente attesa, probabilmente poco meritata. Chiamiamola avversione, odio, repulsione, insofferenza, intolleranza, incompatibilità, malevolenza, ma questi sentimenti si manifestano sempre come atti iprocriti e poco democratici. Si dichiarano “èlite culturale” ma non appena ne hanno l’occasione gridano: “Wilma, passami la clava”. E’questa la sinistra, lo era, lo è, non si evolve, è statica, chiamiamola “conservatrice”. Non credo che tutti gli universitari si riconoscano realmente in ragazzi che, in un’era dove si declama tanto la civiltà, l’educazione, il rispetto, si uniscono in un urlo comune spiegando slogan offensivi e innalzando la bandiera dell’intolleranza. La storia viene narrata per essere conosciuta, e di essa si dovrebbe far tesoro per non commettere più gli stessi errori, ma la storia,a quanto pare, si ripete, più spietata che mai, più spaventosa che mai. Lo scempio di Piazzale Loreto è forse la pagina più triste della nostra Storia, e per questo la più taciuta. Il popolo italiano che fino al giorno prima si era privato dei suoi averi più preziosi per sostenere lo stato fascista, ora sputava e inveiva sui cadaveri dei suoi gerarchi. Dopo di ché, una larga fetta dell’elettorato italiano tentò di affidare, tramite le elezioni del ’48, il mandato politico al Partito Comunista di Togliatti, che altro non era se non un facsimile di quello stalinista. La Chiesa scese in politica, fiancheggiata non solo dall’associazionismo cattolico, ma dalle parrocchie, dagli oratori, da qualsiasi succursale del suo ascendente fideistico per arginare la deriva comunista a cui l’Italia si apprestava ad allargare le braccia. E sebbene l’ingerenza della Chiesa negli affari interni italiani sia di certo un valido motivo per criticarla, quella volta fu provvidenziale. Chi è la nostra “chiesa” oggi? Le banche? Monti? Meglio attendere prima di scrivere il finale  di questo paragrafo di storia vissuta.
Francesca Corraro

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